Le differenze tra economia lineare e economia circolare sotto l’ambito sia economico sia ambientale
Cos’è l’economia circolare?
L’economia circolare è un modello di produzione sostenibile che si basa su principi come riuso, riparazione, ricondizionamento e condivisione di beni e materiali. L’obiettivo è quello di fare durare i beni di consumo il più a lungo possibile.
L’Italia è da anni campione d’Europa in questo ambito battendo di gran lunga le medie europee sull’economia circolare.
L’economia circolare è un modello di produzione e consumo improntato alla sostenibilità. Si basa su alcuni fondamenti – i cosiddetti “pilastri dell’economia circolare” – che includono la condivisione di beni e servizi, un maggiore riuso dei prodotti e il riciclo di materiali e prodotti già esistenti.
Questo tipo di economia è nato tra gli anni Sessanta e Settanta, ma solo di recente comincia ad avere un’importanza nella politiche globali.
Questo perché è diventata una necessita solo negli ultimi anni grazie all’aumento della popolazione e quindi alla crescita della richieste di materie prime.
Questi fattori hanno portato al cambiamento del modello economico, da lineare a circolare. I processi di raccolta e utilizzo delle materie prime, inoltre, hanno un grande impatto ambientale, senza considerare il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti da una produzione più intensa.
Economia lineare
La società nella quale viviamo si è basata per decenni e continua a basarsi in gran parte su un modello di economia lineare, un modello per generare profitto. Questo metodo si può descrivere come un modello “usa-e-getta”.
Questo fenomeno è fondato su una forte dipendenza da grandi quantità di materiali e da fonti di energia facilmente reperibili ed economiche – condizione che spesso porta allo sfruttamento umano e ambientale.
A questo si aggiunge anche il problema del consumo del suolo che sarà sempre meno disponibile.
Per fare un esempio del modello di economia lineare, basta pensare che, nell’Unione Europea, ogni anno si usano quasi 15 tonnellate di materiali per soddisfare i bisogni di una singola persona e ogni cittadino UE genera una media di oltre 4,5 tonnellate di rifiuti l’anno, di cui quasi la metà viene smaltita nelle discariche.
Economia circolare
L’economia circolare si basa invece sul riutilizzo delle risorse. Il riciclo è un esempio di economia circolare.
La riparazione e il ricondizionamento(come ad esempio quello degli smartphone) sono esempi di economia circolare. La condivisione è un esempio di economia circolare.
Si tratta di un modello economico il cui obiettivo è tenere in vita quanto più a lungo possibile il valore di un prodotto.
I principi fondamentali fanno sempre riferimento all’input circolare, cioè l’utilizzo di materiale rinnovabile o proveniente dal riciclo per creare prodotti. Accanto a questo c’è l’idea di allungare il ciclo di vita di ciascun prodotto, sia tramite un design che ne renda più semplice la riparazione, sia producendo oggetti più duraturi.
Molto importante poi è l’idea di condividere beni e servizi tra più utenti – anche tramite piattaforme digitali – così da ridurre i consumi e ottimizzare i costi.
Dal punto di vista energetico, d’altra parte, uno dei pilastri riguarda l’utilizzo di fonti rinnovabili, così da diminuire l’impatto ambientale della produzione di energia.
Infine, grande attenzione viene posta al mantenimento della biodiversità. Il passaggio da un’economia di tipo lineare a una circolare porta con sé numerosi vantaggi.
Ridurre le attività produttive significa ridurre lo sfruttamento della parte superficiale della crosta terrestre (è soprattutto da lì che si estraggono materie prime come metalli e idrocarburi) e le emissioni di inquinanti e gas serra. L’economia circolare, quindi, ha un impatto positivo sull’ambiente e sul cambiamento climatico.
Anche i consumatori e gli utilizzatori beneficerebbero di questa economia.
Un esempio è ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per 6,4 miliardi di € all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e di 140 milioni di € in costi energetici – cosa che porterebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate.
L’economia circolare in Italia
La Commissione Europea ha attivato nel 2015 il primo piano d’azione economico per agevolare la transizione a un’economia di tipo circolare.
Il nostro paese nel 2021, per il terzo anno consecutivo, si è aggiudicato la medaglia d’oro per l’economia circolare assegnata dal CEN (Circular Economy Network).
Stando al terzo “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021” (sempre preparato dal CEN) l’Italia ha una quota di riciclo complessiva del 68% (contro una media europea del 57%) e un tasso di uso circolare di materia del 19,3% (media europea: 11,9%).
In questo modo, per ogni chilogrammo di risorsa consumata recuperiamo 3,30€ di PIL (media europea: 1,98€) e impieghiamo nel settore dell’economia circolare 519 mila persone, cioè l’1,71% del totale dell’occupazione.
Una virtù che è anche necessità: l’Italia, secondo Paese manifatturiero dell’UE, è tra gli Stati a maggior rischio di rimanere senza materie prime a causa della sua forte dipendenza dall’estero – un rischio destinato a crescere con l’aumento dei prezzi delle risorse e dei costi di trattamento e smaltimento dei prodotti.
Autore: Riccardo Balzanetti
Photo credit: Ready Made